Dai luoghi del crimine alla probabile base dell’autore di reato

Determinare, mediante l’analisi delle scene del crimine, l’area dove un autore ignoto di reato potrebbe avere la propria residenza rappresenta lo scopo del Geographic Profiling (Rossmo, 2000). Questo procedimento di indagine si concentra sull’esame del comportamento territoriale tenuto dall’offender all’interno del contesto (geografico, spaziale e temporale) dei luoghi dei crimini e delle relazioni con tutta la zona degli eventi offensivi.

Non è certamente semplice individuare con certezza il punto esatto della residenza dell’autore del reato, ma differenti approcci teorici, ricerche empiriche e lo sviluppo di sistemi informatici hanno dimostrato che è possibile avanzare delle ipotesi predittive su dove localizzare la base del reo in una determinata zona di crimini seriali. Per affrontare la questione, appare utile considerare per quale motivo ci si aspetterebbe un’associazione tra il luogo di residenza del reo ed i luoghi in cui commette i crimini. Nel contesto investigativo, con riferimento agli spostamenti di un criminale (dal luogo di abitazione alla scena del crimine), è menzionato spesso il principio del “minor sforzo” di Zipf: gli autori di crimini effettuerebbero spostamenti per il tempo strettamente necessario per commettere un reato, riducendo in tal modo gli sforzi. Senza dubbio, le distanze percorse dal reo variano in funzione del tipo di crimine in quanto le opportunità, gli obiettivi da aggredire, per una determinata tipologia di reato non sono equamente distribuite. Ad esempio, un autore di furti seriali in città percorrerà distanze minori rispetto ad un rapinatore di banche in quanto le abitazioni sono in numero superiore rispetto alle banche.
Ulteriori riferimenti teorici della criminologia ambientale utilizzati per dare un significato alla distribuzione geografica degli eventi criminosi ed agli spostamenti dei criminali sono: la crime pattern theory di Brantingham e Brantingham (1981), la teoria della scelta razionale di Clarke e Cornish, la funzione di decadimento della distanza.
La crime pattern theory indica che gli autori di crimini entrano in contatto con i potenziali obiettivi attraverso le loro normali attività di routine (luogo di lavoro, di svago, luoghi sociali) e suggerisce che un offender commetterà reati lungo i percorsi che collegano il proprio punto di ancoraggio (tendenzialmente l’abitazione) con i luoghi in cui svolge le attività di routine. L’attività criminosa potrebbe estendersi, attraverso i percorsi, su un’area geografica relativamente limitata, ma è possibile una variazione distanziale determinata dai cambiamenti delle attività di routine e dello spazio di consapevolezza dell’offender.
La teoria della scelta razionale concerne l’aspetto decisionale relativo alla commissione di un reato. Gli autori di crimini agiscono su distanze che compensano i costi (tempo, percorsi da affrontare, costo materiale dell’azione) ed i benefici (guadagni attesi). Un autore di un crimine, disposto ad ottenere un importante guadagno dalla sua azione, potrebbe percorrere considerevoli distanze.
In linea generale, gli spostamenti verso i luoghi del crimine tendono ad essere brevi e le distanze percorse sono soggette al principio della legge di decadimento della distanza, ovvero la probabilità di commettere un crimine decresce all’aumentare della distanza dalla residenza del reo.
In Europa, lo studio di Laukkanen (dati registrati in Italia e Finlandia concernenti incendi, rapine, omicidi, furti, furti seriali, stupri) ha riscontrato, anche in accordo con le ricerche pregresse, che le distanze mediane da casa al luogo del crimine erano relativamente ridotte, con i crimini di incendio doloso e omicidio che si verificano a meno di 2 km dall’abitazione dell’autore del reato, a differenza dei furti con scasso e rapina, avvenuti in media a più di 3 km da casa.

Fonte: Laukkanen, 2007

Le distanze rilevate nel grafico non vanno considerate esclusivamente come un dato numerico, ma esaminate secondo l’approccio dicotomico criminologico del reato espressivo-strumentale. Difatti, è probabile che si registri una variazione distanziale tra le diverse tipologie di crimini in base alla condotta affettiva o a quella strumentale tenuta dal reo. I risultati dello studio di Laukkanen indicano che la classificazione di crimine affettivo, strumentale è valutabile anche da una prospettiva spaziale concernente i percorsi dall’abitazione al luogo del crimine: le distanze mediane dalla home base del reo al luogo del crimine erano minori nei crimini classificati affettivi (incendio doloso, l’omicidio), al contrario dei reati strumentali (furti con scasso, rapine), commessi con armi, con un grado di panificazione, associati a distanze più lunghe.
Dall’assunto secondo cui gli autori dei crimini iniziano i loro spostamenti criminosi da una base fissa e le persone sono condizionate dall’effetto del “minor sforzo” e dalle attività routinarie, è stato sviluppato da Canter un modello geografico per analizzare il comportamento spaziale dell’offender definito ipotesi circolare, un’area delimitata da una circonferenza il cui diametro è ottenuto dalla distanza delle scene del crimine più lontane. Lo studio effettuato su quarantacinque stupratori seriali londinesi ha rilevato che 39 offender (oltre 80% degli autori) vivevano all’interno del cerchio e il 91% (41 offender) ha localizzato gli obiettivi all’interno della regione circolare. Da questo modello è nata la tipologia spaziale di offender:
– marauder (residente), offender che utilizza la propria area di residenza come centro intorno al quale svilupperà l’attività predatoria;
– commuter (pendolare), che commetterà il reato dopo essersi allontanato sufficientemente dal luogo in cui risiede.
Diverse ricerche empiriche hanno dimostrato che l’ipotesi circolare trova una propria aderenza in porzioni differenti di autori di crimini. La teoria circolare fornisce suggerimenti investigativi pratici, ma il problema di trarre ipotesi riguardo alla zona di residenza del reo dal modello circolare si presenta principalmente quando avremmo la necessità di esaminare una serie criminosa caratterizzata da distanze e da un’area di ricerca abbastanza rilevanti. Questo impedimento richiama inevitabilmente l’esigenza di superare la “geometria del cerchio criminale” e di analizzare le informazioni della serie di crimini tenendo in considerazione la relazione investigativa tra Persona (comportamento offender/target), Tempo (aspetto temporale) e Luogo (caratteristiche geografiche dell’area dei crimini) afferente alla serie criminosa al fine di poter individuare la presumibile area per le ricerche. Ad oggi, per poter realizzare una predizione investigativa più efficiente, sono stati sviluppati avanzati sistemi quantitativi di supporto alle indagini che consentono di delimitare con una certa probabilità l’area di residenza del reo seriale. Il più noto sistema al mondo per la costruzione del geographic profiling professionale è Rigel, utilizzato anche in Italia. Sviluppato da Kim Rossmo, pioniere del profilo geografico, Rigel è più avanzato e completo rispetto ad altri sistemi come Dragnet, e genera un report di profilo geografico contenente il pattern di mobilità dell’offender visibile su mappe investigative.

Riferimenti bibliografici
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