La «scena geografica del crimine». Oltre i confini della criminalistica

Nell’analisi investigativa molta enfasi è conferita alla scena “criminalistica” del crimine, trascurando, spesso, l’importanza di un ulteriore pezzo del puzzle di indagine, ossia la valutazione dell’aspetto “geografico” del reato, la «scena geografica del crimine». L’esame della scena geografica del crimine è fondamentale, specialmente nei modelli di profiling geografico applicati alla criminalità in serie, per poter effettuare la ricostruzione geografica dell’evento criminoso seriale, comprendere la mobilità, il pattern spaziale dell’autore di reato e la possibile area di residenza del reo in relazione all’ubicazione delle offese. Ad esempio, un evento omicidiario può includere diverse locations – luogo dove la vittima è stata vista per l’ultima volta, luogo di primo incontro con il reo, luogo di abbandono del cadavere in una località isolata. Ognuno di questi siti rappresenta un distinto tipo di movimento del reo e/o è afferente anche ad un’area che potrebbe contenere una diversa home-base dell’autore, e può assumere una differente importanza investigativa e tattica all’interno dell’iter di accertamento della localizzazione dell’autore di reato. Tra il punto di primo incontro con la vittima da parte del reo e il luogo di abbandono del cadavere, quest’ultimo sito sarà certamente la scena del crimine “propriamente detta” in quanto rappresenta il luogo adeguato all’attuazione delle procedure e delle attività criminalistiche. Nei modelli di profiling geografico, le due distinte posizioni, rispettivamente selezionate in modo completo, potrebbero essere sottoposte ad analisi separatamente qualora nell’azione seriale si ritenga che una tipologia di luogo possa assumere un significato o un “peso” geografico-investigativo qualificato, come il luogo di abbandono del cadavere rispetto al luogo specifico dove è stata selezionata una vittima prostituta, anche se le località sono strettamente collegate ad uno stesso offender e allo stesso crimine. Invero, i due siti (così come anche le altre locations eventualmente coinvolte in un reato) interagiscono spazialmente tra loro, originando la scena geografica del crimine. L’investigazione geografica del luogo del reato, le tecniche di geographic profiling si incentrano sull’analisi della scena geografica del crimine, “ambiente” delineato come un “sistema strutturato di locations” all’interno dello scenario geografico dei crimini perpetrati, formato da (Magliocca, 2020, 2021):

Livello particolare

  • il singolo sito criminale corrispondente alla specifica unità geografica dell’ambiente in cui l’evento criminoso si è verificato (luogo chiuso, all’aperto, in zona urbana, in prossimità a posti frequentati, zonizzazione specifica);

Livello generale

  • le locations di tutti i siti connessi al crimine, qualora siano conosciuti dalle agenzie di controllo (es., luogo dove la vittima è stata vista per l’ultima volta, luogo di abbandono di un veicolo, di acquisto di strumenti di offesa collegati al crimine principale) e/o le posizioni delle offese seriali, intese come struttura geografica generale dei luoghi degli eventi in rapporto alle azioni degli attori (offender/vittima, offender/target), al significato ambientale e agli attributi fisici dei luoghi: il contesto sociale, demografico ed economico dello scenario criminoso, la presenza di barriere fisiche (laghi, mare, montagne) o psicologiche (inopportunità di attraversare un quartiere abitato da un gruppo etnico differente dal proprio per non destare sospetti, presenza di una stazione di polizia), la struttura del sistema stradale (presenza di strade cittadine, autostrada, strade extraurbane), gli hub di trasporto, le direzioni del reo dopo il crimine e delle vittime, il tempo di commissione dei delitti, le caratteristiche di sfondo dell’ambiente entro cui si muovono le vittime o sono collocati i bersagli, i fattori di rischio connessi.
    Pertanto, le interrelazioni geografiche ed ambientali tra i diversi luoghi coinvolti nel crimine, che denotano lo spostamento dell’aggressore da un sito all’altro, forgiano il concetto di scena geografica del crimine, che può divenire un pratico criterio di analisi per formulare, in tutte quelle situazioni criminose che implicano scene del crimine spazialmente dislocate, le inferenze criminologiche circa il significato delle posizioni dei luoghi nel contesto criminoso rispetto alla probabile ubicazione dell’area di residenza dell’autore di reato. Non esistono, in effetti, solo i serial killer ma anche altri criminali ed eventi offensivi seriali (truffe con carte di credito, furti seriali, rapine ad esercizi commerciali, incendi urbani), che possono essere esaminati mediante il supporto dell’investigazione sulla scena geografica del crimine.

Rossmo insiste sulla necessità di valutare lo “sfondo” dei bersagli (target backcloth), cioè la disposizione nello spazio e nel tempo di obiettivi e vittime idonei ed adeguati; l’idoneità di un target è un prodotto della desiderabilità e della percezione del rischio e varia in base al tipo di reato che un delinquente intende commettere (Rossmo & Summers, 2021).
L’area in cui ha agito il reo è una zona rurale, suburbana o nel centro città? La selezione delle vittime o degli obiettivi da parte dell’autore di reato è condizionata dal luogo in cui si trovano le potenziali vittime? Inoltre, la zona è abitata prevalentemente da un singolo gruppo razziale o presenta un profilo razziale misto? Quest’ultimo aspetto potrebbe indicare anche la probabile etnia dell’autore del reato in quanto mostrerebbe la capacità del reo di muoversi liberamente all’interno di una comunità senza essere notato.
Se un crimine è avvenuto nei pressi di un’area frequentata, per ragioni diverse, da molte persone al momento del delitto, l’autore potrebbe aver utilizzato questi luoghi come una “fishing hole” (Rossmo, 2000), una sorta di buca da pesca, un luogo dove cerca le vittime a cui è interessato (fermate dei mezzi di trasporto, zona della movida). Inoltre, se un reato avviene in un luogo remoto, la probabilità che abbia agito un offender locale è maggiore. Una dispersione irregolare degli obiettivi può alterare il modello geospaziale dei siti criminali. La scelta delle vittime/bersagli con criteri non-casuali, basati su requisiti specifici, richiederà una ricerca articolata da parte dell’autore del reato rispetto alla selezione degli obiettivi organizzata su modelli casuali, con caratteristiche non-specifiche (Rossmo, 2000). Se l’autore ha una preferenza particolare per una certa tipologia di vittima o un obiettivo, la scelta del luogo è regolata dalla disponibilità dell’obiettivo, e sarà “controllata” dalle stesse vittime, dalla posizione specifica dei bersagli. Se uno stupratore seriale cerca vittime adolescenti, il suo modello geografico sarà strutturato attorno alla zona in cui è in grado di attaccare queste vittime, in un terreno di caccia specifico, come un centro commerciale o nelle vicinanze dei plessi scolastici. Se un piromane seriale predilige una tipologia ben peculiare di bersagli religiosi, l’autore del reato cercherà un’area in cui sono collocati questi bersagli. Diversamente, se invece l’autore del reato non seleziona le vittime in base a rigidi parametri preferenziali, la scelta del luogo sarà disciplinata dall’area di attività del reo. La geometria criminale insegna che un autore di reato, quando delinque, spesso agisce in aree che conosce o in zone che riconosce simili a quella di appartenenza. In tal modo, emerge uno schema spaziale nello scenario criminoso, cosicché alcuni luoghi, utilizzati anche per ragioni non-criminali, con caratteristiche ritenute dal reo favorevoli (assenza di controllori, sito discreto, visitato adeguatamente), diventeranno, in maggior misura rispetto ad altri, scene del crimine e saranno fissati nella mappa mentale del reo positivamente, dal punto di vista geografico, ambientale, temporale, per la ricerca delle successive opportunità delinquenziali.
Ogni informazione geografica estratta dal “paesaggio” degli eventi criminosi può essere utilizzata per poter realizzare un quadro olistico della geografia dell’autore del reato, che, appunto, non comprende solo i dati della mera posizione dei siti del crimine. Difatti, la stessa tecnica del profiling geografico non consiste esclusivamente nell’immettere le coordinate dei fatti delittuosi all’interno di un sistema computerizzato di geographic profiling o nel tracciare un cerchio attorno ai crimini, secondo il modello dell’ipotesi circolare. Il metodo del geographic profiling operativo sviluppato da Rossmo utilizza costantemente differenti elementi delle offese: l’ubicazione del crimine, l’analisi delle strade, dei collegamenti, le limitazioni fisiche e psicologiche, la conoscenza del territorio, la struttura socio-demografica dell’area dei crimini, l’analisi delle attività abituali delle vittime, le dislocazioni dei cadaveri.

Pertanto, dall’osservazione della scena geografica del crimine, l’analista potrà fornire un supporto investigativo-criminologico per determinare se:

  • lo stesso autore di reato ha commesso una serie di crimini;
  • gli obiettivi/le vittime sono state selezionate, scelte in un modo particolare, in un’area ristretta;
  • esiste uno schema spaziale strutturato dei crimini, che fornisce indizi circa lo “spazio di attività” dell’autore del reato;
  • è possibile rilevare connessioni tra il pattern spaziale e temporale nella condotta criminosa del reo;
  • la posizione della home base del reo è mutata durante il periodo della serie, a seguito di una eventuale rilocalizzazione dell’attività criminale.

In pratica, all’interno del paesaggio criminoso andremo alla ricerca di tutti quegli “indizi geografici” idonei a costruire lo scenario spaziale, geografico, ambientale e temporale, che servirà per tentare di individuare, anche col supporto di sistemi decisionali come Rigel, la possibile area della home base di un serialista.

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