Descrizione
Autore: Aurida Pardini
Sinossi
Il lavoro dell’agente penitenziario è affascinante ma molto complesso. Il carcere è una realtà, ai più sconosciuta, ma al suo interno ci sono persone che ci “abitano” e persone che ci “lavorano”.
Perché questa struttura possa funzionare al meglio, sia per garantire a chi ci abita di espiare la pena in modo tale che questa sia non solo punitiva ma soprattutto rieducativa, sia per garantire a chi ci lavora di svolgere la sua attività in maniera funzionale ma soprattutto in modalità tale da preservare il suo benessere emotivo e fisico, è fondamentale che tutti gli ingranaggi funzionino all’unisono. Molto spesso però l’estrema rigidità e chiusura di questo ambiente, la sua ambiguità e la sua invisibilità e oscurità, creano condizioni difficilmente gestibili laddove non ci si occupi di chi ha il compito di “sorvegliare e rieducare”, conducendo a fenomeni come il burnout o il suicidio.
Le ricerche contenute nel libro, partendo da una panoramica degli studi, sia esteri che italiani in questo settore, hanno l’obiettivo di conoscere più da vicino chi abita in carcere ma soprattutto chi sono le persone che in carcere hanno scelto di lavorare, quali sono le loro percezioni di questa realtà, dove la violenza è pane quotidiano, i loro vissuti, le loro emozioni e quali bisogni esprimono. Obiettivo dello studio, in itinere, è quello di fornire degli strumenti di prevenzione mirati al benessere degli agenti penitenziari, partendo anche dai recenti studi di neurocriminologia emotiva, dalle esperienze con la pratica della mindfulness e ai rimedi di reparative justice.
Fondamentale in tutto questo, è equipaggiarsi di uno sguardo limpido e scevro da pregiudizi e condizionamenti.
Il viaggio che sto conducendo è solo all’inizio. Il mio desiderio è che da qui si possa partire per poter raccogliere molti altri dati che possano permettere alle istituzioni e agli esperti del settore in primis, di poter creare strumenti sempre più raffinati e adeguati per garantire il benessere di chi del lavoro in carcere, ne ha fatto una scelta di vita.
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